Pensioni: il taglio di 500 euro fa infuriare tutti, mazzata 2024

Nuova mazzata per le pensioni, con un taglio netto di 500 euro che manda su tutte le furie gli italiani: la novità è arrivata quest’anno.

Uno dei temi più caldi nel corso di quest’anno sono sicuramente le pensioni. Quest’anno infatti il Governo ha promesso un aumento significativo rispetto agli ultimi anni. L’obiettivo è proprio quello di venire incontro all’aumento dei costi della vita. L’inflazione, in tal senso, ha giocato un ruolo importantissimo per quanto concerne il carovita. Gli italiani hanno trovato dei prezzi maggiorati non solo alle pompe di benzina, ma anche ai supermercati per quelle che sono le materie prime.

Pensioni taglio 500 euro infuriare tutti
Una nuova mazzata potrebbe colpire le pensioni quest’anno – GenovaWhatsOn.it

Eppure qualche italiano ha esultato per alcuni aumenti di pensioni. Tutti i trattamenti, fino a cinque volte il minimo, hanno visto un aumento del 5,4%, calcolato proprio sul dato dell’inflazione sulla penisola. Nelle ultime ore però sta facendo scalpore e soprattutto sta facendo infuriare un pesante taglio di 500 euro tutti gli italiani. Questa mazzata riguarda proprio il 2024, vale a dire quello che doveva essere l’anno degli aumenti. La stangata, pesantissima, però riguarda solamente una determinata categoria di cittadini.

Pensioni, c’è un taglio di 500 euro che manda su tutte le furie: chi sarà colpito dal provvedimento

L’avvicinarsi della pensione preoccupa una determinata categoria di cittadini. Ben presto il beneficio economico potrebbe lasciare l’amaro in bocca agli insegnanti ed il personale Ata. Questo perché gli assegni di quiescenza saranno notevolmente inferiori alle ultime retribuzioni mensili. Tutto ciò è frutto delle riforme pensionistiche Monti-Fornero. A spiegare questp provvedimento ci ha pensato Francesco Sciandrone, responsabile Pensioni e Previdenza della Uil Scuola Rua.

Pensioni taglio 500 euro infuriare tutti
Il taglio che fa infuriare tutti gli italiani – GenovaWhatsOn.it

Sciandrone ha voluto sottolineare che questa tendenza si fa sempre più severa nel tempo. Un esempio chiarissimo è rappresentato da un docente di scuola secondaria con 35 anni di contributi e 67 anni di età, attualmente con uno stipendio netto di oltre 2.000 euro al mese. Una volta in pensione, questo insegnante vedrà il suo assegno ridursi a circa 1.600 euro netti, con una diminuzione di quasi 500 euro rispetto all’ultimo stipendio. Seppur con salari inferiori, ad essere colpiti da questa riduzione ci penserà anche il personale Ata.

Infatti un assistente amministrativo, con uno stipendio di circa 1.500 euro prima del pensionamento, potrebbe contare su una pensione di vecchiaia di circa 1.200 euro. La causa di questa riduzione significativa è attribuibile all’incidenza sempre maggiore dei contributi previdenziali contributivi rispetto a quelli retributivi, determinati dalle riforme. La partecipazione al fondo complementare Espero può rappresentare un modo per mitigare gli effetti di questo divario. In questo caso una quota minima media inferiore a 30 euro al mese va sommata a quella dello Stato dello stesso importo.

Sempre secondo Francesco Sciandrone, coloro che sono andati in pensione negli ultimi anni hanno beneficiato di maggiori liquidazioni grazie al fondo Espero. Proprio grazie a questo fondo è possibile ottenere tra i 10.000 e i 15.000 euro in più rispetto al vecchio calcolo del Tfs. Allo stesso tempo potrebbe essere più vantaggioso ricevere tali fondi in un’unica soluzione subito dopo il pensionamento e ritirarli direttamente dal proprio conto corrente.

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