Pausa pranzo al lavoro, ecco perché potrebbe diventare motivo di licenziamento: la sentenza stravolge tutto

Sul posto di lavoro occorre serietà anche nella gestione della pausa pranzo, o potrebbe anche diventare motivo di licenziamento.

Dopo una lunga mattinata di lavoro il momento che si aspetta di più è quello della pausa pranzo. C’è chi ha a disposizione un’ora e mezza e chi invece si accontenta di mezz’ora, ma di solito si è liberi di gestirsi il tempo come si preferisce, valutando se mangiare fuori o in ufficio. L’importante è mantenere la serietà quando si stacca dal lavoro, ovvero ricordarsi di timbrare il cartellino.

Licenziamento per colpa della pausa pranzo
Può scattare il licenziamento se si fa i furbi in pausa pranzo. – (genovawhatson.it)

Anche negli uffici pubblici, per quanto molti li vedano come piccole isole felici, è necessario attenersi in modo scrupoloso a questa regola. In Italia infatti la pausa pranzo non è considerata all’interno dell’orario di lavoro e di conseguenza non viene retribuita, né quando è breve né quando è prolungata. Risulta però sempre obbligatoria se si lavora per più di 6 ore di fila.

Per questo motivo scordarsi di segnalare tramite la timbratura il fatto che si siano interrotte le proprie mansioni può avere conseguenze molto gravi. Emblematico è il caso di una dipendente che nel 2019 è stata licenziata per disposizione del MIUR dopo che per cinque volte non aveva timbrato il badge quando si recava a pranzare.

Non segnalare la pausa pranzo al lavoro può portare al licenziamento

La donna ha presto impugnato il proprio licenziamento recandosi prima in Tribunale e poi in Corte d’Appello sostenendo che la sua condotta non aveva portato a disfunzioni sul lavoro. Tale motivazione però non è valsa come attenuante neppure per l’esito del terzo grado di giudizio. La Corte di Cassazione infatti ha ritenuto legittima la procedura a carico della dipendente.

La pausa pranzo non si conta come lavoro
Dimenticare di registrare la pausa pranzo è motivo di forti sanzioni disciplinari. – (genovawhatson.it)

Una simile azione si considera a livello legislativo come una falsa attestazione della propria presenza all’interno del luogo di lavoro. Se il cartellino non registra la pausa infatti è come se si sostenesse di essere ancora in attività durante un tempo in cui invece ci si assenta. La mancata timbratura inganna allo stesso modo in cui potrebbe fare una manomissione del sistema.

Stabilendo che una mancanza è a sua volta una modalità fraudolenta con cui un lavoratore può mentire al datore di lavoro, diventa anche un’infrazione idonea per avviare un licenziamento. Il diritto alla pausa pranzo non esonera il lavoratore da rispettare il proprio orario di lavoro e quindi di segnalare quando si assenta o interrompe la sua attività.

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