Con questo primo articolo vogliamo inaugurare una nuova rubrica, il Mugugno Settimanale, in cui di volta in volta affronteremo tematiche che ci potete segnalare inviandoci una mail o contattandoci sulla nostra pagina Facebook.
Tema di questo primo episodio: Caccia e Spostamenti
La Regione Liguria si trova ufficialmente in Zona Arancione, una situazione che implica il divieto per quanto riguarda gli spostamenti tra comuni, salvo comprovate motivazioni generalmente legate al lavoro o alla salute.
Una realtà che tuttavia pare non toccare minimamente coloro che praticano un certo tipo di attività all’aperto, vale a dire Caccia, Pesca e Tiro. La caccia in particolare è stata definita “inderogabile e non rinviabile”, per cui a livello nazionale continua a essere praticata, a prescindere dal tasso di rischio e dal colore della zona in questione.
Per quanto riguarda la Liguria il nostro assessore alla Caccia di Regione, Alessandro Piana, non ha perso un istante e si è subito messo in contatto con il Prefetto di Genova Carmen Perrotta, richiedendo una richiesta di parere riguardo la pratica dell’attività stessa ed eventuali spostamenti tra i comuni. Piana ha voluto ricordare che l’attività venatoria è uno “sport” che si sviluppa in un contesto rurale, a stretto contatto con la natura, insomma una realtà decisamente lontana dagli assembramenti tipicamente urbani. Infine ha nuovamente voluto evidenziare come in particolare la caccia agli ungulati (specie i cinghiali) abbia un’ulteriore connotazione di servizio pubblico, in quanto dal suo punto di vista è assolutamente indispensabile al fine di garantire il contenimento di questi animali sul nostro territorio.
Un discorso che in questa sede abbiamo già affrontato e su cui torneremo sicuramente, ma che in questa prospettiva del Mugugno vorrei sviluppare assieme ai nostri lettori sotto forma di riflessione: com’è possibile che queste persone, oltre a essere libere di spostarsi di comune in comune ai fini di un’attività ricreativa (che non ha COMPROVATI risvolti socialmente utili), non debbano nemmeno autocertificarsi? Le uniche raccomandazioni che ho trovato in rete invitano semplicemente ad evitare assembramenti alla fine delle braccate e di rimandare ai giorni successivi la spartizione delle carni.
Vi rendo noto che diverse regioni in zona rossa hanno già rilasciato la conferma che queste attività potranno continuare a proseguire e che nella nostra stessa regione persino durante lo scorso lockdown non si è fermata, nonostante continuassero a trapelare in rete foto di gruppi di cacciatori totalmente privi di mascherine e incuranti delle norme di distanziamento sociale. Queste persone possono continuare deliberatamente nei propri intenti, volti puramente ad un tornaconto economico personale, mentre diverse organizzazioni ed associazioni di volontariato hanno riscontrato e continuano a riscontrare difficoltà a perseguire nei propri servizi e in passato si son scontrati anche con multe ed ulteriori sanzioni, nonostante disponessero di tutta la documentazione necessaria.
Fino a pochi giorni fa tutti noi eravamo liberi di organizzare gite all’aperto, di ricercare un pizzico di normalità nel conforto del verde. Ora ci vediamo preclusa queste possibilità mentre ad altri è concessa, in nome di un qualcosa che insiste ad ergersi come unica soluzione, ma che di fatto rimane uno sport volto al profitto economico.
Cosa pensate di queste soluzioni e di queste priorità in un momento di estrema difficoltà dove persino le attività della nostra regione fanno fatica a rimanere a galla?
Concludiamo così questo primo episodio del Mugugno Settimanale. Vi lascio la nostra mail interamente dedicata a questa nuova rubrica e vi invito a segnalarci altre realtà scomode da discutere e a continuare a seguirci, alla prossima!
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