Un mercoledì di riflessioni
Come promesso torniamo puntuali con il nostro appuntamento e naturalmente abbiamo già pronte tre storie da condividere tutte con voi, ma prima vorremmo accennarvi alcune riflessioni che proseguiranno nel corso di questo episodio.
Già in altre occasioni abbiamo sottolineato la difficoltà che si riscontra con certi cani per trovargli casa: volete per le dimensioni, eventuali malattie o i noti stereotipi che con tanta facilità vengono appiccicati a determinate razze e non si riescono a staccare mai.. I tre protagonisti di oggi hanno questo in comune, la difficoltà, il non risultare semplici agli occhi dei più e, di conseguenza, il ritrovarsi sempre tra gli ultimi, i dimenticati, o peggio ancora, tra quelli completamente ignorati.
Nikita ve l’abbiamo presentata innumerevoli volte, sperando di volta in volta, che forse avremmo raggiunto la persona giusta, che forse raccontando la sua storia in modo diverso, saremmo riusciti a convincervi anche solo a venire a conoscerla.. ma così non è stato. I mesi, i giorni, le ore, trascorrono inesorabili e la povera Nikita si consuma, come un fiammifero. Perché è uno di quei cani che non riesce a rassegnarsi a quelle quattro mura, perché soffre di epilessia e sta pure peggiorando, perché manifesta lo stress con una fame nervosa che sfoga sulle cose più sbagliate (plastica, pezzi di giochi, pietre). Ma forse il suo destino era già segnato prima di tutto questo, perché purtroppo è un cane di una certa taglia e come ben sapete, risultano generalmente molto richiesti sul mercato ma inspiegabilmente indesiderati nel momento in cui finiscono in Canile.
Vi ricorderete di sicuro anche della dolcissima Hanna: abbiamo seguito le sue avventure passo dopo passo, dal suo arrivo al Montecontessa, la ricerca del carrellino, le varie discussioni sull’intervento, fino al suo trionfante ritorno. Pareva che la sorte la volesse ricompensare per tutto ciò che ha vissuto ad oggi, aveva una richiesta apparentemente solida, per cui sembrava destinata ad andarsene a casa in fretta. Ma in un battito di ciglia è cambiato tutto, e ci siamo ritrovati con l’amaro in bocca ed un futuro nuovamente incerto.
E da questa situazione nasce spontaneamente un’altra riflessione, come già altre volte abbiamo evidenziato l’importanza di un’adozione consapevole, oggi vorremmo porre la vostra attenzione sulla stessa intenzione di proporsi per un’adozione. Perché, nel bene o nel male, questi animali finché non vedono una famiglia e una casa, non possono sapere che il loro destino sta finalmente per cambiare, ma i volontari si. Persone che dedicano energie e tempo che non hanno, ogni singolo sforzo, per sistemarli, per svuotare tutti quei box, per saperli finalmente felici una volte per tutte.
Mettetevi per un secondo nei loro panni, come vi sentireste a vivere quotidianamente di speranze che possono andare in frantumi in qualsiasi istante? Perché inevitabilmente è quello che succede ogni volta che arriva il messaggio, quello che magari si aspettava da tanto. Nonostante l’esperienza, gli anni, alla fine si cede alla speranza e già si pregusta la soddisfazione, il sogno, di essere riusciti a sistemarne un altro, di avergli fatto avere la vita che si merita. Perché il volontariato fondamentalmente si basa su questo, sull’aggrapparsi ad una speranza, solida o traballante, non importa.
Infine vi presentiamo anche Aiden, da meno tempo in Canile, ma con una situazione un poco precaria a sua volta. Questo splendido Corso color del carbone è arrivato da qualche mese a causa di un abbandono: conosce poco del mondo e di conseguenza si mostra molto diffidente, ha ancora molto da imparare. A breve subirà un’operazione agli occhi, così sarà finalmente pronto e a tiro per incontrare qualcuno che forse saprà (e vorrà) vedere oltre la sua stazza.
Perché oltre a chiederci cosa possiamo fare, che vita possiamo donare a questi animali, dovremmo forse darci anche la possibilità di vederli davvero. Prima di chiedere del cucciolo, del piccolo, del così o cosà, darci la possibilità di varcare quel cancello almeno una volta, vedere quei musi spauriti: chi è rassegnato, chi abbaia a pieni polmoni, chi si nasconde, chi cerca attenzione, chi spera. Perché ciascuno reagisce al dolore a modo proprio, non vale lo stesso per noi?
Insieme ad oltranza
Speriamo possano essere stati utili certi spunti, è importante ricordarsi che siamo qui per loro e per aiutarli, un punto fondamentale che troppo spesso rischia di essere dimenticato…
E non temete, anche se sono sfortunati, noi continueremo a raccontarvi le loro storie, alla prossima!
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