Intestare casa a un figlio: tutto quello che è necessario sapere per capire come funziona, le diverse casistiche e passaggi necessari.
Intestare una casa a un figlio può derivare da gesti di generosità, desideri di regalare un futuro sicuro o la volontà di proteggere il patrimonio familiare da rischi imprevisti. In alcuni casi, questa decisione può essere guidata anche da benefici fiscali, come l’ottenimento del bonus prima casa o l’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale. Conoscere le motivazioni dietro questo atto è cruciale per comprenderne appieno le implicazioni.
Per intestare la casa a un figlio, spesso si ricorre a una donazione tradizionale, che implica un atto notarile. I genitori devono presentarsi dal notaio insieme al figlio, e se quest’ultimo è sposato in regime di comunione dei beni, anche il coniuge deve partecipare. I documenti necessari includono i documenti d’identità di genitori e figlio, insieme all’atto di provenienza dell’immobile. Nel caso di un figlio minorenne, è richiesta l’autorizzazione del giudice tutelare.
Intestare la casa al figlio tramite donazione diretta comporta costi principalmente legati alle imposte. La presenza o l’assenza del bonus prima casa influisce sulle aliquote: se il figlio soddisfa i requisiti del bonus, infatti, le imposte sono ridotte. In ogni caso, si devono considerare anche i costi notarili, che possono variare da mille a tremila euro.
Dopo la donazione, è importante considerare possibili contestazioni da parte dei creditori nei primi anni. La legge stabilisce che entro un anno dalla trascrizione della donazione, i creditori possono pignorare la casa senza ulteriori azioni legali. Dopo un anno, ma entro cinque anni, i creditori possono contestare la donazione attraverso un’azione revocatoria. Inoltre, i figli potrebbero affrontare rischi derivanti dalla successione del genitore donante.
Un’opzione alternativa è la donazione indiretta, che si verifica quando i genitori acquistano una casa da un terzo soggetto, intestandola direttamente al figlio. Questo metodo implica l’utilizzo di strumenti tracciabili di pagamento e l’intervento del notaio. Non vi sono costi sulla donazione del denaro, ma occorre prestare attenzione alle imposte legate all’atto di compravendita. Nel caso di separazione o divorzio consensuale dei genitori, è possibile includere il trasferimento della proprietà di una casa al figlio. Questo metodo evita i costi notarili e le imposte, e secondo la giurisprudenza il trasferimento di beni durante la separazione non è soggetto a tassazione.
Infine, è importante considerare che intestare la casa ad un figlio non sempre garantisce l’esenzione dall’Imu: infatti quest’ultima è dovuta solo se l’immobile è la dimora abituale e il luogo di residenza del figlio. In caso contrario, l’Imu è dovuta, e se il figlio è minorenne, i genitori ne sono responsabili.
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